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edizione del 23 aprile 2024, titolava a caratteri sobri ma inquieti:
“Petonzio proclama sé stesso. Nasce il misterioso rituale del 17 aprile.”
Così iniziò il mito della Festa della Tredicesima Digestione, un evento annuale che si tiene ogni 17 aprile in commemorazione della fondazione del Comune. E se l’abbuffata di lampascioni è ricordata con affetto e una certa prudenza digestiva, la ricorrenza vera e propria rimane avvolta nel mistero.
🕯️ La Festa della Tredicesima Digestione
Ogni anno, al tramonto del 17 aprile, i residenti di Petonzio si radunano in silenzio nei pressi della Rotonda dei Miasmi.
• Vengono indossati grembiuli rituali con ricami che raffigurano bulbi stilizzati e motivi intestinali.
• Si recita un salmo bulbico, tramandato oralmente e mai trascritto (per ragioni di privacy digestiva).
• Poi, si mangia il 24 tredicesimo lampascione—uno in più di quelli mangiati nel lontano 1967—come segno di continuità, ma anche di sfida.
🚫 Accesso vietato agli esterni
Gli abitanti di Petonzio lo dicono chiaramente:
“Non è per escludere. È che il bulbo va capito, non solo ingoiato.”
Nessun straniero ha mai presenziato al rito. Ogni tentativo di partecipazione viene respinto con cortesia, ma fermezza. A chi chiede, viene data una risposta criptica:
“Non questa volta. Non questo stomaco.”
Ciò ha alimentato voci e speculazioni. Alcuni giornalisti dei paesi vicini affermano di aver sentito suoni strani provenire dal centro durante la festa: un misto tra canti, risate, e... tamburi cucinati?
📜 Leggende locali
Secondo il Registro delle Memorie Orali, custodito sotto il banco del barbiere, si tramanda che:
• Chi riesce ad mangiare il 23 bulbi senza esitare, sogna per una settimana intera solo in tonalità beige.
• Un forestiero che provò a entrare si ritrovò misteriosamente in pantofolaia, senza memoria di come avesse lasciato i pantaloni.
• Alcuni dicono che durante la festa si decidano le sorti del raccolto futuro... a suon di digestione sincronizzata.
Petonzio, 27 gennaio, ore 20:47
Non era previsto. Dovevo osservare, documentare, trascrivere. Invece, mi sono ritrovato con due razioni di lampascioni davanti, servite da una donna anziana col grembiule ricamato a bulbo. Mi ha detto soltanto: “Doppia razione, doppia visione.” Ho sorriso, mentre il mio intestino cominciava a inviare notifiche di disappunto.
Ma la vera sorpresa è arrivata quando, al culmine del rituale, un vento improvviso ha scosso la Rotonda dei Miasmi. Le candele si sono spente, i canti bulbici si sono trasformati in cori gutturali e io... ho dovuto correre.
Non per scelta. Spinto da forze che non posso spiegare, ho attraversato il centro del paese con grembiule ancora addosso, inseguito da fischi e da un mazzo di lampascioni levitati.
Sono finito nella fontana centrale, dove un uomo vestito da radice mi ha sussurrato: “Hai corso, quindi hai sentito.”
Non so cosa volesse dire. Ma il vento si è placato, e io mi sono ritrovato seduto su una panca, accanto a un bimbo che disegnava lampascioni su una tovaglietta di carta.
📓 Ultima pagina del diario di D.B., datata 27 gennaio, ore 03:12.
Non riesco a dormire. Ho ancora il sapore dei lampascioni in bocca, e un leggero tremolio al sopracciglio sinistro. Ma qualcosa dentro di me è cambiato. Forse è solo acidità. Forse è rivelazione.
Dopo quella corsa controvento, sono tornato alla pensione La Radice Stanca, dove la proprietaria mi ha accolto con un brodo tiepido e uno sguardo che diceva: “Hai visto troppo, ma non abbastanza.”
Sul comodino ho trovato un tovagliolo, piegato con cura, su cui era scritto:
“Quando il tredicesimo bulbo si farà ricordo, tu sarai il testimone.”
Ho provato a scrivere l’articolo, ma le parole si piegavano su sé stesse. Ogni tentativo di descrivere la festa sfumava in metafore intestinali e flash di beige.
E allora ho capito: non si può raccontare Petonzio, si può solo digerirlo. Lentamente, con rispetto, come il tredicesimo lampascione.
Domani riparto. Ma una parte di me resterà qui, tra i miasmi, i bulbi e quella fontana dove il tempo non corre: fermenta.
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