Si narra che, nei pressi del borgo dimenticato di Rocca Bulbosa, vivesse il contadino Pietro il Bollito, uomo solitario e poco loquace, ma dal fascino misterioso. Ogni primavera, Pietro coltivava lampascioni con una dedizione quasi mistica, parlando ai bulbi come fossero amanti nascosti sotto terra.
Un giorno, arrivò al paese la contessa Fiordalampo, celebre in tutta la regione per il suo cuore irraggiungibile e il suo olfatto sensibile. Nessun corteggiatore aveva mai avuto successo, finché, stanca dei soliti profumi nobili, decise di assaggiare il celebre piatto locale: Lampascioni glassati alla brace con cotiche amorose.
All’assaggio, qualcosa cambiò. Il profumo pungente e la consistenza ardente del bulbo la colpirono profondamente. Dice la leggenda che i lampascioni attivarono il “chakra nascosto del desiderio”, risvegliando passioni sopite e fantasie rurali.
Pietro, ignaro del miracolo, tornava dalla vanga quando fu fermato dalla contessa. Lei lo guardò, emise un sospiro profondo (registrato oggi nel museo bulboso in formato MP3), e disse: "Hai concimato il mio cuore, contadino."
Da quel giorno, il lampascione divenne il simbolo dell’amore spontaneo, e ancora oggi si dice: "Un fiore può colpire gli occhi, ma solo un lampascione risveglia le budella dell’anima."
Ai confini del Monte Frangiflato, viveva Nonno Ciccillo, eremita burbero e fervente nemico del lampascione. Sosteneva che il bulbo fosse una trovata commerciale dei paesi limitrofi per vendere piĂą cotiche.
Diceva: “Il peto non è sollievo, è allarme sociale!” e diffondeva pamphlet contro la "finta afrodisiacità " del bulbo.
Nel 1997, lanciò una campagna nota come “Stop ai Bulbi Gassosi”, armato di tisane anti-fermento e una cintura di carbone attivo. Organizzò una protesta davanti al Festival del Sollievo, ma proprio lì accadde l’imprevisto.
Durante la marcia, fu colto da fame. Per errore, addentò un arancino ripieno di lampascioni e… la scintilla si accese. Testimoni oculari raccontano di un cambiamento: i suoi baffi si raddrizzarono, l’andatura divenne agile, e fu visto conversare dolcemente con una venditrice di cotiche. Il giorno dopo abbandonò la protesta e si iscrisse alla “Gara del Petonzio.”
Da quel momento, il suo soprannome cambiò in Bulbo Pentito, e il suo motto divenne: "Mai dire mai… al lampascione!"
Le leggende bulbose ci ricordano che il lampascione è più di un ortaggio: è un’idea, uno stile di vita, una filosofia odorosa.
Afrodisiaco? Forse. Mito? Sicuro. Ma soprattutto, è il simbolo del coraggio di lasciarsi andare.
Che tu sia un Pietro innamorato o un Ciccillo in fase di conversione, alla fine tutti ci troviamo sotto terra… a cercare quel bulbo che ci risveglia.
💨 Attenzione: nuovi racconti germogliano ogni primavera…
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