Forse, se hai avuto la pazienza di leggere alcune mie pagine, ti stai chiedendo il perché e dove voglio arrivare. Ebbene non lo so neanch’io.
Forse, la voglia di comunicare pubblicamente i miei tormenti, i miei dubbi, i miei pensieri e i miei fallimenti.
Forse, perché ho trovato in questo mezzo la forza di esternare pubblicamente, seppur ad un anonimo pubblico, la mia confusione.
O forse, perché credo ingenuamente di poter essere utile a chi come me si è perduto in questo marasma esistenziale.
Sono prigioniero di me stesso. Sono rinchiuso in un corpo fisico che mi condiziona e ricatta continuamente. Per soddisfare le sue necessità devo reprimere le mie e non ho la giusta forza per ribellarmi. Equilibrio, ci vorrebbe un po’ di sano e giusto equilibrio ma, seppur sono disponibile ad assecondare in parte il mio corpo e le sue necessità, lui non ne vuole sapere, non sa rinunciare a nessuna delle sue insulse comodità e questo crea in me uno stato conflittuale e di apatia. Sono costretto ad assecondare i suoi capricci e a soffocare i miei.
D'altronde capisco anche il suo punto di vista e le sue paure. La società, con la sua bigotta moralità, controlla e sorveglia i suoi componenti. Ovunque lui vada troverà sempre qualcuno che si crederà autorizzato a giudicarlo.
Ma mentre lui (il corpo), ormai, da lungo tempo si è rassegnato a far sue le convinzioni del prossimo, sostituendosi all’occasione a giudice, io no. Io non ho nessun stimolo o gratificazione nel controllare e giudicare, nell’abusare o usare, nel convincere o mortificare, nell’adulare o manipolare, nell’apparire o nell’avere. Io vorrei solo gridare. Si gridare, gridare, gridare e gridare. Abbandonare questo insulso modo di vivere e andare.
Sono convinto che su 7 miliardi di esseri umani che vivono attualmente questo pianeta il 90% non sa vivere. Lotta quotidianamente per accumulare inutilità solo per apparire e soffocare inutilmente le sue paure. Per sentirsi sicuro da carestie, per soddisfare i suoi sfalsati bisogni.
Ogni mezzo è lecito pur di emergere, ma da che esiste il mondo mai nessuno si è salvato dal dolore e dalla malattia, dalla paura e dalla morte, dall’infelicità e dal dubbio, dalla solitudine e dal buio esistenziale.
Fermiamoci un attimo. Riflettiamo insieme su questa esistenza.
"Lettere a Lucilio" di Seneca
Le cose immaginarie turbano di più. Le cose vere hanno i contorni ben definiti, mentre tutto ciò di cui non si ha certezza è in balìa dei giudizi arbitrari e fallaci di un animo atterrito”.
Canale: Scuola stoica di Michele Putrino
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