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Fino al 2024: Petonzio era solo un borgo sperduto, conosciuto per la sua fontana che tossiva anche quando non usciva l'acqua e per il ponte di legno che attraversa… se stesso.
📜 La trasformazione
Nel gennaio 2024, tutto cambiò. Durante uno scavo archeologico effettuato per cercare una tombola dispersa del 1987, gli studiosi rinvennero:
• Un affresco raffigurante un bulbo
• Un antico documento che recita: “Qui sorgerà il futuro, se lo si annaffia con costanza”
• Una pila di lampascioni fossilizzati, ancora profumati
Fu cosi che presero la decisione.
La notizia fece scalpore. Il borgo si autoproclamò “Comune di Petonzio” dopo una votazione collettiva avvenuta durante la Sagra del Malinteso, dove alcuni votarono pensando si trattasse del menù del pranzo.
Petonzio è ufficialmente Comune, riconosciuto solo dall’Albo delle Località Improbabili e celebrato come Capitale Mondiale della Bulbologia Alternativa.
Ha un Sindaco eletto per meriti culinari e un Consiglio Comunale composto da ex contadini, poeti dilettanti e un bassotto con capacità medianiche.
Il 17 febbraio 2024, alle ore 5:48 del mattino, il primo raggio di sole colpì il lampascione maestro, piantato al centro della rotonda principale.
Fu il segnale.
Il Consiglio Provvisorio, composto da cinque cittadini sorteggiati tra gli iscritti all’associazione bocciofila, si riunì nel retrobottega del ferramenta per redigere l’Atto di Fondazione.
Non essendoci carta disponibile, si scrisse tutto su una tovaglia cerata, ancora oggi conservata nel Museo Civico.
L’atto recitava, più o meno:
“Si dichiara fondato il Comune di Petonzio, autonomo, autodidatta, e a tratti autoironico.”
Al termine della cerimonia, furono liberati 17 colombi (di cui 3 ritornarono spontaneamente a casa perché si erano affezionati).
Da quel giorno, Petonzio fu riconosciuto da sé stesso come Comune e cominciò a funzionare più o meno come tutti gli altri... ma con più sagre paesane e meno semafori.
Quando la Regione ricevette il fascicolo di Petonzio, compilato a mano su fazzoletti di carta e accompagnato da una scatola di lampascioni sott’olio, il funzionario preposto, dopo aver nascosto la scatola dei lampascioni sott'olio nella sua borsa, mise il fascicolo sotto una pila di richieste di asfaltature urgenti e inaugurazioni di rotonde commemorative.
Da allora, ogni tanto qualcuno lo rispolvera, lo osserva perplesso, e lo rimette esattamente dov’era in attesa della prossima raccolta dei lampascioni.
Si dice che nel mese di gennaio del 2025 ci fu un tentativo di riconoscimento ufficiale, ma venne interrotto quando il delegato regionale inciampò su una statua di marmotta posta all’ingresso del municipio, sbatté la testa e, risvegliandosi, dichiarò di voler cambiare vita e diventare un coltivatore di zenzero nei Balcani.
Petonzio, ovviamente, non ha mai smesso di considerarsi un Comune a tutti gli effetti. Il motto ufficioso rimane:
“Se ci crediamo abbastanza, forse ci siamo davvero.”
Estratto dal programma “Voci dal Bulbo” 🌱
Conducente: “Buongiorno Signor Sindaco, innanzitutto complimenti per il suo cappello di porcellana! Allora, come risponde alla Regione che ancora non riconosce ufficialmente Petonzio?”
Sindaco: “Beh, io dico che non si può misurare l’anima di un Comune con il righello burocratico. Qui a Petonzio abbiamo tutti i requisiti: un municipio, una statua commemorativa della marmotta del 1993, e una festa patronale che coinvolge sette tipi di imprecazioni tradizionali.”
Conducente: “Qualcuno sostiene che il modulo di riconoscimento fosse scritto con penne glitterate su carta da regalo…”
Sindaco: “Vero, ma era per trasmettere il nostro spirito. E poi, è anche il formato richiesto dalla nostra Commissione Interna di Estetica e Leggerezza. Abbiamo ricevuto tre stelle da Guida Lampascione come ‘Comune Invisibile ma Entusiasta’.”
Conducente: “Cosa direbbe ai cittadini che si chiedono se esistiamo davvero?”
Sindaco: “A loro rispondo: guardatevi allo specchio e sorridete. Se siete di Petonzio, lo specchio vi risponderà. Se siete altrove… vi invidiamo un po’. Ma vi invitiamo comunque alla Sagra dell’Incertitudine, che si tiene ogni anno quando i lampascioni tardano a spuntare.”
Quella notte non la dimentica nessuno a Petonzio — ufficialmente celebrata come "La Sera del Gonfiore Comune", fu un evento che unì l’intera cittadinanza… anche nel meteorismo. 😄
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Per celebrare la nascita del Comune, il Sindaco indisse un banchetto con oltre 42 ricette diverse a base di lampascioni, dalla crema del dubbio bulbico fino alla frittella dell’inversione di marcia.
Non era solo festa — era rito, tradizione, e per molti, la prima volta che mangiavano 23 bulbi in una sola serata.
Testimonianze d’epoca riportano:
• Bambini confusi ma felici, intenti a contare bulbi come se fossero caramelle.
• Nonni che narravano di antichi metodi di cottura usando il calore dello sterco di mucca esposto al sole.
• Una coreografia spontanea sotto le stelle, scambiata dai turisti per un’esibizione folkloristica, ma in realtà causata dai primi effetti collaterali dell’abbuffata.
💥 I Fuochi… Indotti
Quella notte, in tutta la valle, si udirono suoni che furono inizialmente interpretati come fuochi d’artificio.
La leggenda narra che un gruppo di escursionisti, vedendo i bagliori da lontano, decise di fondare il blog Bulbopatia Visiva, ancora oggi fonte inesauribile di teorie non verificabili.
Leggi l'articolo apparso sul 🗞️ Gazzettino dell’Alto Piano Bulbico, edizione del 27 gennaio 2025.
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